Lo scopo della formazione
è di costruire o di migliorare una prestazione professionale che può
essere semplice (es: usare un word processor) o complessa (gestire il
marketing di una azienda).
Alla formazione si chiede di formare competenze spendibili in contesti
professionali (in caso di prima formazione per una professione,
caso 9)
o di generare una ricaduta immediata nelle attività che si svolgono nei
contesti professionali (nei casi di formazione destinata a persone già
occupate ed alle prese con specifici problemi aziendali o di obiettivi
da conseguire,
caso 10,
caso 5,
Tema 1).
Questa seconda finalizzazione è esplicitata in modo chiaro in alcuni
dei casi qui presentati:
caso 1, management per obiettivi,
caso 6,
catalogo formazione continua; in tutte le altre situazioni,
l'orientamento è implicito.
Il tema dello sviluppo attraverso la formazione della "competenza"
professionale o dell' "expertise" pone alcune questioni non di poco
conto, in primis quali tipologie di conoscenze ci si propone di
sviluppare e, conseguentemente, quali obiettivi di apprendimento
vengono assunti.
Le conoscenze possedute o acquisibili dalle persone non sono di un solo
genere. La tassonomia di Anderson che identificava conoscenze
"dichiarative" (come le cose sono) e "procedurali" (come si fanno le
cose) si è progressivamente evoluta, ed una delle più accreditate
tassonomie delle conoscenze contemporanee, quella di Jonassen,
identifica tre macro aree ognuna composta di tre tipi di conoscenza.
Ognuna di queste è il frutto di specifici processi cognitivi, assolve a
specifiche funzioni, si sviluppa attraverso particolari processi di
insegnamento ed apprendimento.
Uno stesso dominio di conoscenza può essere appreso da più prospettive,
ad esempio nella prospettiva della conoscenza dichiarativa che consente
di riconoscere ed elencare/ripetere conoscenze, oppure in quella della
conoscenza concettuale che abilita all'applicazione delle stesse.
Quando, ad esempio, nel
caso 2 o nel
caso 5 e nel
caso 6 si
afferma di ritenere necessario superare l'approccio "scolastico", si
vuol superare modelli didattici che possono portare allo sviluppo di
conoscenza dichiarativa, insufficiente per l'utilizzo di una conoscenza
in contesti reali.
Quando, ad esempio ma non solo, nel
caso 1 o nel
caso 6 si afferma di
assumere l'obiettivo dell'applicazione, si fa riferimento a strategie
di apprendimento che favoriscono lo sviluppo di conoscenza concettuale.
La conoscenza su cui si fa leva nel
caso 7 è un esempio di
"conoscenza esperienziale".
Nella prospettiva di sviluppare la competenza esperta, almeno un altro
paio di questioni dovrebbe essere prese in considerazione:
- In cosa consista l'expertise;
- Quali siano i processi cognitivi che presiedono ad una prestazione professionale efficace.
Quando si afferma che attraverso la formazione si intende migliorare le
prestazioni professionali delle persone al lavoro, si assume
l'obiettivo di far si che chi partecipa all'azione formativa diventi ed
agisca come un "esperto" in quel dominio di competenza. Ma cosa
significa essere "esperto"? Cosa differenzia un novizio da un esperto?
Quale è il processo che porta un novizio a diventare esperto? Quali
sono le conoscenze, gli atteggiamenti, le competenze obiettivo della
formazione all'
expertise?
Gli
ambienti di apprendimento qui repertoriati facilitano la
progressione verso l'expertise: da principiante, a principiante
avanzato, fino ad esecutore esperto.
I processi che caratterizzano la prestazione professionale esperta sono in parte visibili ed in parte non visibili.
Anche la conoscenza che li rende possibile sono in parte visibili ed in
parte no. Con lo sviluppo delle scienze cognitive si è passati
dalla considerazione della prestazione fisica e della conoscenza
visibile a quella non direttamente osservabile, cioè ai processi
cognitivi, alle forme di pensiero che caratterizzano il lavoro
dell'esperto. Lo studio di queste dimensioni chiave della prestazione
esperta sono oggetto della
cognitive task analysis.